top of page
Il Cimitero e la Città

Il Cimitero e la Città

Nel corso del XX Secolo l'espansione dei sistemi urbani ha inglobato i cimiteri entro i confini dell’abitato privandoli delle loro funzioni originarie e di una risposta adeguata all'emergenza ambientale e alle differenti esigenze culturali che permeano le nostre città

"Oggi, la maggior parte delle sepolture si presenta come condomini di loculi in cemento, un duplicato funebre delle case popolari delle periferie cittadine, freddi e spogli in inverno, torridi e desolati d'estate. Percorrere questi luoghi evoca una profonda tristezza, un senso di disagio e una riflessione sulla fine priva della mitigazione della bellezza, suscitando talvolta la tentazione di fuggire da quel contesto".

Marina Sozzi, Sia fatta la mia volontà. Ripensare la morte per cambiare la vita, edizioni Chiarelettere, gennaio 2014

In quest'epoca di caos e incertezze spirituali, i cimiteri hanno perso la loro originaria funzione. Le tombe non sono più disegnate come le piccole chiese o le cappelle delle sepolture nelle cattedrali, ma piuttosto imitano la moderna architettura abitativa, spoglia e anonima, evidenziando un crescente distacco dalla ritualità e dalla sacralità, e uno sfaldamento all'interno della nostra società.

 

Seguendo l'esempio dei cimiteri nordici e anglosassoni, ARBORVITAE offre una prospettiva sul fine vita che va diffondendosi sempre più nella nostra contemporaneità, quella della vita e della morte come parte di un ciclo naturale in cui la fine può dar vita a nuovo inizio e l'essere umano, non più sovrano della creazione, è parte integrata e integrante della natura. 

bottom of page